In realtà sono più di 12 i mesi in cui ho utilizzato in maniera estesa l’intelligenza artificiale: ChatGpt, Gemini, Claude, e diversi altri servizi che offrono funzioni specifiche come ad esempio Dall-e o Leonardo. Questo è il viaggio, boots on the ground, tra luci e ombre di un prodotto che ha fatto molta strada ma ne ha molta di più davanti.
Introduzione
TL;DR
Se avete fretta e poca voglia di leggere questo non è l’articolo giusto perchè racconto di oltre un anno con l’AI nel digital marketing e non solo. E racconto tutto, il buono, il brutto e il cattivo. Voglio comunque riassumervelo in pochi essenziali punti: ho usato per oltre un anno l’IA commerciale, cioè ChatGPT, Gemini e Claude, e i servizi collegati come ad esempio Dall-e o Imagen. Li ho usati sia per il lavoro di ogni giorno, quindi sul campo per i clienti, sia per migliorare i miei processi interni di gestione progetti, sia per la parte extra lavorativa della mia vita. Le conclusioni in breve:
- risparmio tantissimo tempo e non solo sui compiti ripetitivi
- la qualità del prompt in entrata genera la qualità dell’output (Garbage In, Garbage Out)
- l’utilizzo degli Agent AI è il next level dentro l’AI
- serve avere conoscenze in materia, se no sbagliate l’input o non siete in grado di valutare correttamente l’output
- più il compito è complesso più commette errori (con differenze sostanziali tra motore e motore in base agli argomenti)
- ha cambiato il mio paradigma di search su internet trovando cose che avrebbero richiesto ore
- lo uso come assistente personale nella mia vita privata
Se non avete fretta
Nel resto dell’articolo ho analizzato punto per punto quanto trovate nel sunto sopra e ho provato a completare i riscontri sul campo con deduzioni e vari approfondimenti che ho letto e che dove possibile vi linkerò. La lettura completa non dovrebbe superare i 9 minuti.
Perché ho iniziato a usare l’AI nel digital marketing
Chiunque si sia mai cimentato nel fantastico mondo del digital marketing sa quanto i processi che portano alla creazione di valore per il cliente siano 10% creatività e follia, 40% solida tecnica, 50% noiosa ripetitività. Pensate per un attimo alla struttura delle campagne META o alla stesura dei copy che, a meno di un improbabile “stupiteci! ” da parte del cliente, sono sopratutto CTA, collegamento di dati, micragnosi dettagli che il pubblico non ricorderà mai ma che l’A.D. vuole ad ogni costo, e claim serializzati. Ecco questa parte della ripetitività è si necessaria, ma ammazza la libido nel rapporto con il cliente, altresì nota come “capacità creativa“. Oltre tutto è mostruosamente time consuming e quando non hai 200 colleghi di agenzia il problema lo senti davvero tutto.
L’esigenza era quindi quella di ottimizzare i tempi e migliorare la produttività, at a scale, come dicono quelli bravi. Per farlo non c’è nulla di meglio di una macchina: i task ripetitivi, noiosi, time consuming sono perfetti per una board che capisce solo acceso e spento come quella dei nostri computer.
I miei primi esperimenti con l’AI nel digital marketing però sono stati un mix di entusiasmo e delusione: c’era finalmente una macchina in grado svolgere determinati compiti, di farlo continuamente, ma con risultati appena discreti. Tuttavia nel mondo informatico l’evoluzione è sempre molto molto rapida e i miglioramenti sono stati costanti. Oggi un Midjourney o un ChatGpt sono in grado di svolgere i propri compiti molto, ma molto meglio di 12 mesi fa o anche solo di 6, con un incremento di qualità e precisione nell’ordine di almeno un 25% se non di più.
La base però era promettente ed era, per me, un treno da prendere senza dubbi. Dopo 14 mesi circa posso raccontarvi come è andata.
ChatGPT, Claude, Gemini: come li ho usati e confrontati
ChatGPT: il mio assistente digitale principale
L’inizio del mio primo anno (o poco più) di viaggio nell’AI è stato insieme a ChatGpt, quasi subito affiancato da Gemini e solo successivamente da Claude. Sono partito con una vista a volo d’uccello per capire quali macro aree potesse coprire e sono andato piano piano a scendere, fino a creare i prompt per i task più particolari, o addestrare degli agenti. Le prime query riguardavano sia il supporto nella creazione di strategie di marketing digitale, sia l’analisi di quelle che io avevo creato: insomma, uno sparring partner con solide basi tecniche (altrui).
Fin da subito ho notato come ci fossero dei pattern positivi (la capacità di sintetizzare e schematizzare) e negativi (un tono un pò scolastico/didascalico e delle dimenticanze/errori a volte importanti). Quello che però ho apprezzato a primo impatto è stata la capacità di metterti in carreggiata, cioè di darti un quadro complesso e completo del task da svolgere, suddiviso per settori. In questo modo salta subito all’occhio quello che manca, ed è molto più rapido approfondire le diverse aree.
Task reali e scenari operativi con ChatGPT




Ma parliamo di task concreti: il primo task è stato chiedere un supporto per l’ottimizzazione SEO del mio sito, e su alcuni specifici articoli che considero pillar page. ChatGPT sa di cosa si parla, sa come realizzare i singoli articoli, sa dare uno schema che funziona. Quello che non sapeva, ma adesso sa un pò meglio, è individuare il giusto tone of voice, e il pubblico a cui parlare. La sua prima limitazione era non sapere usare un linguaggio naturale: scrivere articoli tecnici, che parlano ad un pubblico con ampie conoscenze nel settore, ma con un tono da “vuoi sapere come fare? seguimi in questo tutorial” è abbastanza squalificante. Dico era, al passato, perche oggi ha fatto grandi passi avanti e migliorato sensibilmente termini e approccio (O3 è veramente una bomba). Un altro problema era invece rappresentato dagli errori e dalle omissioni: quando glielo fai notare riconosce l’errore ma due volte su tre non riesce lo stesso a correggerlo, e questo ancora oggi è vero (diciamo spesso. ma non sempre ecco).
Una delle soluzioni che ho utilizzato, oltre ad imparare a riscrivere e correggere gran parte dei testi, è stata quella di spezzare i task complessi in task più piccoli, che ChatGPT riesce in qualche modo a elaborare in maniera più approfondita. Faccio un esempio: uno degli articoli più letti e meglio posizionati di questo sito è quello relativo al marketing per i concessionari. Quando l’ho realizzato ho usato ChatGpt per creare un indice degli argomenti, la mia esperienza per correggere e ampliare quell’indice e dopo avere scritto i singoli capitoli li confrontavo con quanto mi suggeriva ChatGPT. Ho scritto dopo perchè non volevo essere influenzato nello stile e perchè mi dava un benchmark sullo strumento mentre lo usavo.
Un altro aspetto sul quale ChatGPT è molto bravo, essendo una macchina, è quello dell’analisi di numeri e creazione di report. Questo task, che è veramente uno di quelli che meno amo di questo lavoro, è perfetto per l’AI: tu dai in pasto numeri con una base di ordine, e lui è in grado non solo di crearci sopra report, grafici, ma anche considerazioni generali e incroci di dati che permettono di approfondire aspetti ai quali non avevo pensato o magari non nei termini in cui ChatGPT li intende. Qui non posso che promuoverlo, con un buon voto: non ancora ottimo ma ci stiamo avvicinando, per l’eccellenza serve riuscire a fare un’analisi migliore.
Altri due compiti interessanti sono stati la ricerca e l’ottimizzazione dei flussi di lavori. Sulla ricerca nulla quaestio, è riuscito a trovare un report che cercavo su Google e che nemmeno Gemini, la sua AI integrata, riusciva a trovare. Sull’ottimizzazione dei flussi di lavoro invece è necessario fare dei distinguo: finche chiedi di analizzare un flusso va abbastanza bene. Idem se chiedi suggerimenti per snellire o migliorare il flusso. Dove si perde è nella richiesta di creare una documentazione usando strumenti terzi. Io, che uso ad esempio Notion, volevo ridefinire il processo di preventivazione e strutturazione dei task per i clienti creando un flusso da potere seguire in piattaforme. Ebbene, ad oggi crea miglioramenti, documenti e suggerimenti ma è incapace di creare template, pure se giura e spergiura di crearne uno pronto in un click da condividere con voi. Tra l’altro essendo proattivo mi suggerisce spesso integrazioni alle quali non avevo pensato subito e questo è un grandissimo valore aggiunto.
Infine, quello che apprezzo con più costanza in questi mesi è la capacità di fare da motorino d’avviamento al motore della creatività. Quando infatti chiedo suggerimenti per un copy o per un visual ha ottime idee ma con una execution sub par. In questo caso però quell’input, spesso più di uno, mi ha fatto risparmiare tempo nella fase di partenza, perche mette ordine in un caos di idee. Anche qui il prompt che date determina gran parte del risultato: spesso mi sono trovato a pensare che ChatGPT siamo noi in versione potenziata.
Claude: l’AI con il tocco umano
Il collega con il cuore di ChatGPT si chiama Claude. Paragonandolo alla creatura di OpenAI ho notato un approccio più umano in molti compiti. Sebbene sia meno bravo su alcuni ragionamenti, ha un gusto nelle proposte grafiche ad esempio o nel taglio suggerito dei video da montare che è proprio diverso. Io, sicuramente sbagliando, l’ho attribuito all’approccio filosofico nell’addestramento dell’AI: una delle differenze sostanziali ad esempio è l’etica nei risultati, e questo a cascata influisce su tutto il suo lavoro. Se a questo aggiungete meno funzioni, ma più token di calcolo (l’AI è un grande true/false o if/then se preferite) avrete un quadro discretamente completo delle differenze.
Un’altra cosa che ho notato è la capacità di creare testi più strutturati, che ci fanno percepire lo stile come più umano, meno meccanico: per insegnare a ChatGPT a lavorare cosi ho dovuto impiegare molto tempo e addestrando a fondo uno dei miei agenti. E con tutto ciò la parità l’ha raggiunta con l’attuale O3.
Tuttavia l’ecosistema di OpenAi (testi, codice, immagini, video, etc) mi hanno fatto propendere più per ChatGPT e dedicargli via via meno tempo: diciamo che lo consulto ancora ma più sporadicamente. Vi consiglio vivamente però di provarlo perchè in alcune cose batte ChatGPT.
Gemini: l’AI di Google e il suo utilizzo nei miei workflow
Ve lo dico chiaramente: sebbene sia potente, integrato, funzionale, con Gemini non è mai scattata la passione. Usato per side project, test e attività collaterali (chiamate alle sue API, test, etc) non ha per me la praticità di un ChatGPT. Lo trovo molto utile come integrazione ai servizi Google, specie il search, ma non riesco ad usarlo con costanza per via dei risultati che non sento miei fino in fondo.
Dove eccelle, ovviamente è nelle ricerche: mi ha davvero stupito come sia riuscito a trovare delle immagini che avevo cercato per oltre 15 minuti dando un prompt vago e confuso. A proposito se ve lo state chiedendo l’immagine è questa sotto trovata con il prompt: “sto cercando un meme su un’offerta di lavoro per programmatori con 4 anni di esperienza dove l’autore del linguaggio di programmazione dice di averlo inventato solo da 2”

Altra cosa che lo rende forte dicevamo è l’integrazione con tutti i servizi di Google: ecco integrare drive, il cloud engine, le API, il codice è veramente utilissimo e fa risparmiare tempo. Tuttavia la sua incapacità in determinati task mi ha fatto propendere per l’uso fisso di ChatGPT (è l’unico per cui pago un abbonamento).
Ho anche provato a usarlo per la mia vita privata: viaggi, moto, hobby. Niente, non siamo riusciti a legare nemmeno qui per una certa impraticità nell’uso, se mi passate il termine. È come quella persona bellissima che vedi ma con cui appena parli ti rendi conto di non riuscire a legare e vorresti solo andare via.
Agent AI
L’uso degli Agenti AI, ha segnato una svolta nel mio utilizzo dell’AI: per chi ancora non avesse dimestichezza con il termine posso dire che indica un GPT dotato di memoria che funziona in un modo personalizzato al quale viene addestrato tramite vostre istruzioni, documenti, banche dati. In particolare, creare alcuni Agenti ha migliorato parte dell’output che adesso su alcuni argomenti è più pulito ed ha evitato, come capitato in passato, che alcuni ragionamenti deragliassero dai corretti binari provocando quella che in gergo si chiama “allucinazione dell’AI”.
Sugli agent le scuole di pensiero sono due, come le strade che potete seguire per crearli e farli evolvere: agent ultra verticali “so fare la cosa X per lo scenario Y e basta” e agenti generalisti “sai tutto di digital marketing e tra poco diventi autocosciente”. Nel mezzo c’è il mio approccio, che crede fermamente nell’agent con molte conoscenze ma non troppe. Quante non è dato sapere, tant’è che le descrizioni/prompt di addestramento le modifico costantemente.
Addestrarli tra l’altro è un processo lungo e non è sempre possibile farlo come volete, più volte ho notato un plateau raggiunto il qule non riesco ad andare oltre. Ma non credo si possa prescindere dall’averli.
Un anno di risultati: come l’AI ha cambiato il mio lavoro (e non solo)
Tutto bellissimo, per carità, ma concretamente la mia vita, è migliorata? La risposta è assolutamente si: faccio più cose, le faccio meglio, le faccio in meno tempo perchè le robe ripetitive le fa lui. A me lascia l’avvio del motore, la vera guida, ma il navigatore lo fa lui e lo fa molto bene. Se dovessi quantificare il risparmio di tempi direi tra il 15 e il 20% a seconda del task.
Vi porto un altro esempio concreto di come ho semplificato il lavoro: riesco a fare lo script di un video con un modello che abbiamo costruito assieme che unisce tutti i punti da inserire ma mi lascia creatività, e lo faccio in un’ora al massimo tra prompt e stesura semi-definitiva. E in questo incontro/scontro discutiamo anche di idee creative e non solo di fattori tecnici.
Come dicevo non l’ho usato solo per lavoro, anche la mia vita privata ha beneficiato di queste sessioni. Ad esempio la riorganizzazione di una stanza di casa, l’organizzazione di un viaggio, il trovare dei biglietti per un concerto. Ciliegina sulla torta ero a Madrid e mi ha raccontato la storia di quello che vedevo attorno a me, senza bisogno di guide dedicate. Insomma l’AI sarà anche basata su una simulazione di intelligenza, ma a me ha davvero dato una gran mano su tanti fronti.
I limiti dell’uso dell’AI
Una cosa vorrei fosse chiara in questo articolo: se pensate alla contrapposizione creatività vs automazione, la creatività (vostra) vince sulla macchina. L’AI non può sostituire l’intuizione e la sensibilità umana (non ancora almeno) su certi temi. Tu chiamala se vuoi scintilla divina. Naturale. O come ti pare. Ma la scintilla parte molto più velocemente dal confronto con l’AI, su questo posso metterci la firma.
C’è poi il tema non indifferente di errori e bias. E se gli errori stanno diminuendo, e ho proprio visto l’evoluzione day by day, il bias a volte resta. E può diventare un tema etico. Per lo meno, per me lo è.
Sapevate che i sistemi basati su AI, essendo nati e addestrati negli USA, hanno avuto (e in parte hanno tuttora) problemi con i neri e le donne? Credit score, rischi sociali, riconoscimento dei volti, screening dei CV, bias di conferma negli studi scientifici: i maschi bianchi vincevano sempre e comunque. Certo la situazione è migliorata, ma i rischi restano, perche il sistema non è mai migliore di chi lo addestra, e tutti noi abbiamo dei pregiudizi.
Si, c’è l’AI Act in vigore da quest’anno in UE (forse), ma la strada è ancora lunga e al momento siamo noi gli unici metri di discrimine tra spazzatura o meno.
Il futuro: come continuerò a usare l’AI nel mio business
E nel futuro? Ho idea di usare alcuni nuovi strumenti come Veo3 (forse scatta la scintilla di cui sopra), o di usare in modo nuovo le Ai, cercando di farle interagire e migliorare. Uno dei prossimi test è ad esempio fare rivedere i lavori di ChatGPT a Claude e viceversa.
Sto poi lavorando ad una integrazione tra le API di WA e Gemini, ma sono ancora in alto mare perchè l’operatività giornaliera mi sottrae il tempo necessario a dedicarmi al progetto. Forse in estate avrò una settimana da dedicarci, e lo vedrete subito perchè la prima integrazione, se il prodotto sarà dignitoso, sarà con questo sito per un test avanzato
Conclusioni e consigli per chi vuole integrare l’AI nel digital marketing
Se oggi l’AI non è integrata nel vostro ciclo di lavoro è urgente che vi entri al più presto. I benefici si ripagano da soli ed è ideale per team piccoli, medi e grandi. Detto questo l’approccio da usare è quello graduale: dovete usarla per compiti di cui siete in grado di valutare l’output, e solo dopo ampliarne l’utilizzo. Qualsiasi sia il vostro ruolo identificate i task continuativi e le aree del vostro lavoro che potrebbero beneficiare dell’AI, sviluppate gli agent (notare il plurale, perchè solo voi potete sapere quanti ne servano e per cosa), create un repository di prompt per quello che fate, organizzati per scenario operativo, tool, piattaforma. Socializzate con gli strumenti e poi usateli e sperimentate: all’inizio è normale non sapere bene cosa chiedere o come fare ma niente paura, basta chiedere anche in questo caso aiuto all’AI.
Come sempre se avete dubbi, domande, o contestazioni vi aspetto nei commenti, rispondo sempre a tutti.
ULTIMO UPDATE: 6 Luglio 2025