Guida essenziale per creare e curare il prato

Tutto, ma proprio tutto quello che avreste voluto sapere su come creare e curare un prato in città. Direttamente dall’esperienza di chi ha fatto cento prove per riuscire bene.

Dopo aver fatto una panoramica sulle virtù del giardino domestico, adesso proviamo a mettere insieme una guida essenziale per la cura del prato. Sarà un compendio, un “bignami” del prato per giardinieri dopolavoristi, come me; i “manuali” specialistici sono già disponibili (Nel forum di ‘Giardinaggio.it’ potete conseguire laurea e master di secondo livello), qui vogliamo qualcosa di pronto all’uso per improvvisazioni vincenti.

Parleremo di quello “inglese”, composto da microterme: un genere di pianta che dà il meglio in primavera e autunno, quando la temperatura si attesta tra i 15 e i 25 gradi e che in estate e inverno si difende mantenendo un aspetto accettabile. Esistono anche le macroterme, che invece amano il caldo e d’inverno si difendono cambiando colore fino a diventare del tutto gialle. Le macro, a differenza delle micro, camminano: colonizzano le zone spoglie attraverso gli stoloni.
Il miscuglio di microterme più diffuso è composto da festuca arundinacea, lolium perenne (loietto) e poa pratensis. Le mie preferite sono la arundinacea e il loietto: verde chiaro e aspetto rustico la prima, verde più scuro e grande facilità di sviluppo il secondo.

Adesso andiamo per gradi e improvvisiamo un giardino ben riuscito.

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LA SEMINA – L’ortodossia ha sviluppato conoscenze approfondite sulla composizione dei terreni. Le parole chiave sono sabbia e argilla. Meglio che abbondi la prima, soprattutto in superficie, rispetto alla seconda, che in ogni caso serve a compattare e trattenere più acqua. Tuttavia, il mio giardino è composto da terra “buona”, non di riporto, ma chiaramente a forte composizione argillosa e i risultati sono buoni. Bisogna anche considerare che ad ogni semina che ho fatto ho buttato su un po’ di terriccio leggero che, pur tendendo a ridursi, ormai è parte integrante del terreno.

Il periodo buono secondo il caro vecchio calendario sarebbe aprile-maggio o settembre-ottobre: clima mite, sole, piogge occasionali ma non violente. In realtà l’Italia si sta trasferendo ai tropici a nostra insaputa e quindi regolatevi a occhio.
Cerchiamo un miscuglio adatto all’esposizione del nostro prato (più o meno soleggiato), all’uso che ne faremo (calpestio intenso o meno) e alle preferenze estetiche. Io ad esempio non amo la spiga che fa la poa pratensis quando cresce, alcuni giorni dopo il taglio.
Alcuni esempi? eccoli: il validissimo Maciste, il Bottos Royal Blue il Bottos Venere e il Bottos Olimpia.

Per la semina bisogna spianare bene la base su cui si lavora, se possibile con un rullo, se no inventandosi mezzi propri. Spargiamo i semi in modo uniforme ma senza creare concentrazioni eccessive. Immaginate di spargere il sale come condimento: granelli ovunque ma ognuno separato dall’altro. I semi attaccati tra loro tendono a ostacolarsi e consideriamo che il prato si compone di singole piantine che nascono con un filino ma poi diventano piccoli ciuffi.

Copriamo tutta la superficie con una spolverata di terriccio leggero. I semi devono essere ben coperti ma non seppelliti. In questo modo avranno umidità sopra e sotto e saranno al riparo dal vento e dagli uccelli che non vedono l’ora di banchettare. Per la verità coi volatili si punta al pareggio: un po’ di semi se li papperanno. Schiacciamo bene il terreno dopo la spolverata, col rullo di cui sopra o con altri mezzi di fortuna. Su pochi metri può andare bene anche una camminata energica, per spazi più ampi meglio trovare qualcosa di più funzionale.

Dopo è consigliato dare una buona dose di concime per agevolare il primo sviluppo. Gli elementi base di quello chimico sono azoto, fosforo e potassio; sulle confezioni trovate la sigla NPK con la relativa quantità di ognuno. Sulla semina si mette il cosiddetto starter, ricco di fosforo che aiuta il nostro prato a emergere.
A questo punto, acqua! Il comandamento è: la semina per germogliare deve essere sempre umida, ma non annegata. Quindi irrighiamo pochi minuti ogni giorno, se serve anche due volte al giorno.

Dopo 6-7 giorni il loietto si affaccerà al vostro cospetto. Dopo, con più calma arriveranno la poa e la festuca. All’inizio saranno solo piccoli fili appena visibili, poi pian piano, taglio dopo taglio, ognuno diventerà un ciuffo e il manto sarà sempre più fitto. In questo interregno – lungo settimane o anche mesi – avrete un nemico giurato: le infestanti. Ogni mezzo è lecito: strappatele, demolitele anche con prodotti diserbanti selettivi, che uccidono loro e lasciano indenne il nostro praticello nascente.

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L’IRRIGAZIONE – Eccoci al trappolone: la pianificazione dell’irrigazione è la prima causa di ricovero coatto dei mariti giardinieri.
Regola base: il prato ha bisogno sempre della stessa quantità d’acqua, a prescindere dalla stagione. A cambiare è il tempo in cui le piante utilizzano quella scorta e quindi l’intervallo tra un ciclo di acqua e l’altro. Mediamente ogni metro quadro vuole 15 litri d’acqua. Un po’ meno se il terreno è molto argilloso, un po’ di più se è sabbioso. Se il nostro impianto d’irrigazione si presenta almeno decente nella omogeneità della distribuzione, facciamo una bella prova (di nascosto dalle mogli): piazziamo dei contenitori perfettamente cilindrici – quindi non bicchieri col tronco di cono – in giro per il giardino, annaffiamo e poi misuriamo il livello dell’acqua con un righello. 15mm corrispondono ad altrettanti litri per ogni metro di superficie.

Seconda regola: il prato vuole meno acqua di quanto di solito pensiamo. Il terreno sotto la superficie trattiene, le piante crescendo allungano le radici in profondità. Mai annaffiare ogni giorno, nemmeno con 40 gradi. La troppa acqua, le foglie sempre bagnate portano funghi e tanta collera.
Quando è assetato il prato sa farsi capire: le foglie assumono un colore verde scuro/blu e se calpestate si rialzano con molta fatica.

In autunno e inverno le piante vanno in letargo, le piogge arrivano sempre e l’umidità non manca. In primavera, coi primi caldi, iniziamo ad aprire le valvole con moderazione con intervalli di 4-5 giorni. Quando il caldo diventa estivo ci attestiamo su 3 giorni di distanza, col caldo torrido scegliamo se andare a giorni alterni o 2 no e 1 sì. Quest’ultima è una scelta estrema ma che sto cercando di perseguire. Il prato adulto ha radici profonde 15-20cm e va abituato al consumo responsabile. Naturalmente la composizione del terreno va sempre considerata: più argilla meno acqua, più sabbia più sete.
Oh intendiamoci: tutto va fatto a occhio, a sensazione, senza diventare matti. Se no la camicia di forza arriva quando meno te l’aspetti.

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LA CONCIMAZIONE – Al di fuori della fase starter (dove vi consiglio Landscaper PRO new grass da 15 KG), i nostri tappeti verdi chiedono azoto e potassio. Il fosforo invece deve essere poco o nulla perché diventa amico di altre nasciture: le maledette infestanti. Meglio utilizzare sempre concimi a lenta cessione che diluiscono nel tempo i loro benefici e riducono il rischio di bruciare il prato per la troppa concentrazione.

Nella prima fase della mia esperienza ho utilizzato i concimi da ipermercato del fai da te: non mi sento di sconsigliarli, fanno il loro sporco lavoro. Ma con una spesa di poco superiore sia nei vivai che online trovate concimi professionali che danno risultati migliori. Io ho sposato quelli Scotts ma ce ne sono anche altri. Come distribuire il concime? Come i semi, a spaglio e con un po’ più di prudenza. Le palline devono ripartirsi in modo regolare senza concentrazioni che rischiano di bruciare le piantine. Sulle confezioni trovate le quantità per mq.

Vediamo un programma base di concimazione. I tipi di concime da comprare sono due. Alla ripresa della fase vegetativa – fine febbraio-marzo – il prato ha bisogno di tanto azoto per ringalluzzirsi e farci beare di tanto verde scintillante: mettiamo un concime con composizione NPK, ad esempio, 20-5-8 (io uso questo con estrema soddisfazione lo Scotts Maintenance da 25 Kg, oppure potete considerare il Bottos Slow Green 18-6-12). Tanto azoto, poco fosforo, quantità media di potassio. Se il prodotto è buono il suo effetto dura circa tre mesi e quindi possiamo passare alla fase successiva; se invece vediamo un crollo anticipato diamo un’altra mano di concime, magari più leggera.
A inizio giugno diamo al prato le armi per difendersi dal caldo estivo, stagione poco amica delle microterme. In questo caso corre in nostro soccorso il potassio che rafforza le pareti cellulari della pianta, aiuta lo sviluppo delle radici. La composizione NPK suggerita è meno azoto e più potassio (suggerisco il Landscaper PRO da 15 KG o il Bottos Slow K 12-6-18).
A inizio-metà settembre, col ritorno di temperature più miti le piante ripartono alla grande e noi torniamo al concime con tanto azoto. A fine novembre-inizio dicembre, prima del generale inverno, rialziamo le barriere difensive con una ricca dose di potassio.

Tra autunno e inverno, soprattutto nelle zone più ombreggiate può formarsi del muschio. Lì alla ripresa primaverile è possibile intervenire con un concime che oltre all’azoto ha del ferro, ad esempio il Landscaper PRO shade special da 15 KG o l’ACTIWIN rinverdente antimuschio.

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IL TAGLIO – A mio avviso è la fase attiva più bella, insieme a quella passiva: la contemplazione. Rasare il prato folto è un piacere: più tagli e più lui si infittisce. Più tagli e più lo vedi regolare. Se vi trovate ad accarezzare i ciuffi rasati non preoccupatevi, è normale e inevitabile.

Per il primo taglio aspettate che l’erbetta nuova sia alta 8-10 cm.

Nelle fasi di forte vegetazione bisogna tagliare ogni settimana, non si scappa. Se avete la fortuna di poterlo fare, fate pure ogni 5-6 giorni. D’estate la crescita rallenta e probabilmente potete tagliare anche ogni 10 giorni o saltare un turno settimanale. Ma attenzione sempre: l’erba alta si indebolisce e ingiallisce alla base, dove aria e sole arrivano meno. Meglio un taglio in più che uno in meno. In inverno cala il sipario e potete andare in letargo per 3-4 mesi.
L’altezza giusta è tra 4 e 6 centimetri. In primavera e autunno si consiglia un taglio più basso, d’estate alziamo un po’ per agevolare la difesa dal caldo e facciamo lo stesso con gli ultimi tagli pre-inverno.

Strumenti necessari: se non avete più di 200 metri quadrati (in caso contrario, auguri!) vanno benissimo un tagliaerba e un tagliabordi di fascia economica. Imparate in fretta a usare il tagliabordi: se non ci si regola si fanno i buchi e poi ci voglio settimane per porre rimedio.

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LA DIFESA ESTIVA – Consiglio da chi ci è passato: il caldo e l’umidità notturna portano funghi, matematico. A giugno, quando inizia a fare davvero caldo, con una pompa a spalla diamo una bella passata preventiva di prodotto specifico per contrastate il fenomeno. Se no ci tocca intervenire dopo al cospetto di chiazze gialle che fanno tanto male al cuore. Per il resto, guardatelo sempre: l’occhio e l’abitudine sono capaci di grandi intuizioni.

LA PULIZIA DEL SUBSTRATO E L’AREAZIONE. Col passare del tempo il prato crea due difetti: nel substrato si forma una quantità sempre più grande di secco, resti morti della pianta che accumulandosi soffocano la terra e le radici, che invece devono respirare e essere raggiunte dalla luce. Allo stesso tempo, il terreno tende a compattarsi e, ancora, soffocare le radici.

È settembre il mese adatto per questa pulizia. Attenzione, una volta che il prato nuovo diventa fitto e passano i mesi, il secco ci sarà sempre, anche se non si vede. Anche se abbiamo davanti una distesa di verde scintillante, sotto si nascondono le vergogne. E tante. Per più di tre anni mi ero limitato a pulizie leggere con un rastrello utile ma non ideale. E tiravo su un bel po’ di secco, giallo e marrone. Poi un giorno ho deciso di farmi prestare uno scarificatore (come questo) e mettermi a faticare sul mio prato. Il risultato in meno di mezzora è stato impressionante. Dal tappeto verde è saltata fuori una montagna di materiale morto e più “grattavo” e più ne saltava fuori. Ho smesso solo per mettere un punto al mio lavoro; se avessi continuato, il giallo avrebbe continuato ad affacciarsi. La foto qui sotto mi è testimone.

Quindi dobbiamo dedicare alla pulizia la stessa energia che riserviamo al taglio, alla concimazione e a tutto quello che rende più bello il nostro prato.

 

 

Buon prato a tutti, è un vero piacere e un ottimo rifugio anti-stress.

Aspetto suggerimenti, correzioni, aggiunte e commenti.

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6 commenti

  1. Salve sto rifacendo il mio piccolo giardino 60 mq, ho letto il tuo articolo che ho trovato molto interessante e ricco di suggerimenti, anche io vivo a Roma sapresti indicarmi dove posso trovare i semi Bottos volevo provare il Royal Blue.
    Grazie cordiali saluti Alfredo

    • Ciao Alfredo, in bocca al lupo col tuo prato. Non te ne pentirai. Io il royal blue l’ho comprato online sul sito Bestprato. Nello stesso ordine ho preso il concime “bio start”, ideale proprio per nuove semine. Nei vivai ho preso altro ma non i prodotti Bottos.

  2. Salve ho chiazze di erba secca forse dovuta al taglio troppo basso ma non vorrei che fosse dovuta a funghi o altro sà consigliarmi un antifunghi da usare?

    • CiaoAndrea,
      Il taglio basso lascia le piantine “decapitate” al colletto ma non fa seccare l’erba. Per i funghi dovrebbe essere ancora presto, anche se in alcune zone, come da me a Roma, fa caldo estivo da giorni. Umidità notturna e caldo sono amici dei funghi. Anche per questo si annaffia in abbondanza ma con intervalli lunghi, massimo a giorni alterni se necessario e con caldo estivo.
      Io mi trovo bene con i prodotti Bayer, online anche sul sito Bestprato e immagino anche in diversi altri.
      Online trovi anche le foto dei diversi funghi, ma i prodotti sono per varie tipologie

  3. Ciao Daniele, anzitutto grazie dei consigli. Sto notando che ci sono macchie scure (con bordi chiari) sui fili d’erba: sono funghi vero? Come posso.agire? Grazie in anticipo.

    • Ciao Angelo. Le macchie sono sul singolo filo d’erba o sono su pezzi di prato? Nel secondo caso sembra la descrizione di un fungo, forse Rhizoctonia Solani. Il caldo appena passato, l’umidità e forse la troppa acqua possono averlo causato. L’abbassamento delle temperature, soprattutto in autunno e inverno, li elimina. Ma io interverrei con un fungicida (mi trovo bene con quelli Bayer, online o al vivaio ci sono e ognuno è apposito per vari tipi di malattia, almeno 2-3) per poi togliere il secco morto e seminare su terra pulita. La semina col clima mite di fine settembre e ottobre.
      Io sono alle prese con la gramigna. appena fa più fresco la diserbo senza pietà, pulisco e semino nei tanti buchi che mi lascerà. 🙂

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