Branding, oltre il banner c’è vita

Uno dei problemi principali di una azienda web che basi il proprio modello di business sull’advertising è quello di spiegare ai clienti non solo i vantaggi della rete rispetto ad altri media, ma anche di far comprendere come la misurabilità di un investimento non possa essere il solo parametro per comprendere il successo di una campagna. Fortunatamente, da oltre oceano arrivano notizie positive: oltre il banner, non c’è il vuoto, ma piccoli mattoni che costruiscono un brand in rete.

Lo spunto parte da uno studio di iProspect ripreso da un ottimo articolo di email marketer : cosa fanno i vostri navigatori dopo che mostrate loro il banner di un vostro inserzionista? Davvero il fatto che non facciano click significa che quel banner non ha avuto effetto?

Pare proprio di no, infatti il 27% di coloro che vedono un banner cercano quel brand su Google, il 21% digita l’indirizzo direttamente senza cliccare (alla faccia del pochi click siamo pigri), e addirittura il 9% cerca ulteriori informazioni attraverso i social media. 

Cosa ci dice tutto ciò? A mio avviso alcune cose:

– I metodi di misurazione del ROI sono decisamente inadeguati.

– Che il denaro investito in una campagna avrà sempre un riscontro maggiore di quanto si possa credere

– Che il display è ben lontano dalla scomparsa preannunciata ogni anno da circa 5 anni

– Che c’è spazio per nuove forme di advertising basate sulla fiducia che riesci ad instaurare con i tuoi visitatori (Editoriale Domus insegna)

– Che i motori di ricerca non sono sfruttati ancora in modo adeguato

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