New York Times: commenti selezionati, e basta.

Nell’era della partecipazione, del partiamo dal basso, dobbiamo anche ammettere che il rumore di fondo della rete è forte. Un esempio nostrano è l’affollato blog di Grillo, simile ad una tv generalista dove tutti possono parlare, ed avere il loro secondo di celebrità commentando il post del giorno. Basta dare un occhiata ai commenti per capire che qualsiasi sia il post c’è chi parla delle scimmie, chi del buco nell’ozono, chi del complotto alieno.

Quindi, quando si sceglie di usare la rete per discutere, confrontarsi, apprendere, esprimersi, è necessario essere coerenti con quello di cui si parla, e non fare il Paolini della situazione. Interessante in tal senso l’iniziativa del NYT: lungi dai nostrani timori (vd. Corriere.it), ha scelto di selezionare i commenti, almeno secondo criteri di qualità e coerenza, e di non fare commentare ogni articolo.
Sebbene posso essere d’accordo con Jonathan Landman, editor del New York Times, quando dichiara che questo aiuterà la qualità del prodotto NYT on line, mi chiedo quali saranno i criteri applicati. Un commento ben argomentato e dai toni civili, passerà anche se contrario alla linea del giornale? E se attaccasse uno sponsor? E potranno quattro stagisti part time (le figure dedicate al processo di selezione) scegliere in modo adeguato?

L’idea è buona, ma magari play it again Sam.

[Via Editor & Publishers]

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